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Fenomeno ex~voto

L’ex~voto è espressione di religiosità, arte e cultura popolare. Qui si manifesta il linguaggio di un “popolo sacro”, che raccoglie, indipendentemente dalle classi sociali di appartenenza, la fede, la sofferenza e la richiesta di grazia dell’intera umanità: le più antiche espressioni di arte votiva sono nate in ambito colto, accanto, ma non contrapposte, a forme ‘povere’ di ex~voto.

L’estrapolazione dell’ex~voto dalla sua sede “naturale”, il Santuario, può sembrare un azzardo: ogni esemplare è infatti una tessera del mosaico esposto sulle pareti dell’ edificio sacro, è la piccola parte di un tutto più articolato e complesso. Ma è anche vero che ogni singolo dipinto narra con forza straordinaria una vicenda personale che, proprio perché è affidata con devozione al luogo sacro, si carica di altre valenze e diventa testimonianza di grazia, grido di lode alla divinità e preghiera riconoscente.

 

L’ex~voto nell’antichità

L’offerta di doni votivi risponde alla primordiale esigenza dell’uomo di eludere un male temuto ricorrendo a forze occulte (pratiche magiche) oppure propiziandosi le divinità con la promessa di un dono ed esperimento gratitudine per un beneficio ricevuto (pensiero religioso). La pratica di donare piccole statue votive alle divinità è attestata nella Mesopotamia e nell’Egitto.

Testimonianze di abitudini votive si trovano anche in epoca greca, etrusca, romana, celtica. Fonti archeologiche e letterarie (Cicerone, Orazio, Tibullo) documentano la tradizione dei “donaria” etruschi e romani: figurazioni tridimensionali in materiali diversi raffiguranti corpi interi, singole parti o organi particolari, offerti alle divinità come pegno o riconoscenza. Accanto agli ex~voto anatomici, presso i greci ed i romani, appaiono le prime offerte di tavolette dipinte (“pinakes” o “pictae tabellae”) dedicate ad “Iside Maris Stella” e ad Esculapio.

 

L’ex~voto nel Cristianesimo

La tradizione pagana degli ex~voto viene assimilata dalla religione cristiana. Nel medioevo prevale l’uso delle immagini di cera che si protrae nei secoli grazie all’importanza che questo materiale riveste nell’esercizio del culto. In Italia intorno al Quattrocento si definisce il modello iconografico della tavoletta dipinta che si diffonde successivamente anche nei Paesi cattolici europei e dell’America Latina. Nel Seicento, Settecento e Ottocento la prassi dell’ex~voto dipinto su tavola o su altro materiale (lamina, carta, tela, etc.) diviene preponderante. L’ex~voto dipinto associa la funzione di scioglimento del voto a quella di ampliamento del culto attraverso la comunicazione visiva: l’immagine dipinta, esposta sui muri del Santuario, racconta, testimonia, divulga e coinvolge l’intera comunità.

In questo senso è consultabile come documento ricco di notizie storiche, usi e costumi del passato.

Nell’ambito cattolico si classificano diverse forme di ex~voto:

  • Non materiali: legati, novene, tridui, messe, pellegrinaggi, digiuni.

  • Materiali: Raffigurativi (riproduzione tridimensionale di figure umane, teste, parti anatomiche, animali; modelli di imbarcazione, attrezzi di lavoro, edifici, città, santuari, altari, tavole ricamate; graffiti; dipinti su tavola, tela, lamina, vetro, carta, cartone, ceramica, dipinti e affreschi su pareti di cappelle o case private; rilievi in argento sbalzato o altro materiale; oleografie; fotografie);

  • Simbolici (cuori, trecce, ceri, nastri multicolori, piccole tonache, mazzi di spighe);

  • Circostanziali (concretamente attinenti all’evento che ha sollecitato il voto: stampelle, apparecchi ortopedici, bastoni, armi, divise militari, bandiere, indumenti ed oggetti personali vari, gomene, strumenti di lavoro);

  • Doni (gioielli, rosari, reliquari, amuleti legati in argento, tessuti, lampade, oggetti destinati al culto, paramenti e arredamenti sacri, animali);

  • Costruzioni (chiese, cappelle, edicole, altari).

 

Divino e terreno

Nell’ex~voto dipinto la struttura narrativa è così composta: esplicitazione del potere soprannaturale salvifico, l’evento negativo, l’epilogo e il ringraziamento. L’intervento salvifico proviene o dalla Madonna o da Gesù o dai Santi protettori, riconoscibili per la loro stessa iconografia, che stanno nella sfera celeste o divina posizionata sempre nella parte superiore dell’immagine. Il personaggio celeste è isolato da una nube o da un complesso di nuvole che permette il raccordo pittorico tra lo spazio celeste, sede del divino, e lo spazio terreno, scena dell’umanità.

Spesso nei dipinti votivi dei secoli XVIII, XIX e XX i personaggi celesti non vengono più collocati nella propria “sfera”, ma immaginati su un supporto all’interno della scena, ora su un altare in chiesa (spesso nel Santuario), ora su in’edicola, ora su un quadro appeso alla parete della stanza. Questa soluzione annulla la separazione fra sfera divina e scena terrena.

La parte dell’immagine non occupata dalla sfera celeste è riservata alla rappresentazione dell’evento negativo (malattie, incidenti, aggressioni, guerre, naufragi, ecc.). La situazione di estremo pericolo, in cui il devoto si è trovato, viene raffigurata dal pittore con la massima evidenza e chiarezza nel suo aspetto drammatico. I gesti, gli atteggiamenti, le espressioni dei personaggi, coinvolti nell’avvenimento, devono essere fortemente marcati immediatamente comprensibili. Il paesaggio può presentare fedelmente il luogo dell’azione o più semplicemente evocarlo. Nella rappresentazione di un interno sono introdotti oggetti atti a fornire riferimenti sufficienti alla sua riconoscibilità.

La soluzione positiva dell’avvenimento non è quasi mai raffigurata nell’immagine, ma soltanto intuibile. Il protagonismo dell’offerente risulta nel ritratto di lui stesso inginocchiato, con le mani giunte e con lo sguardo rivolto al cielo. Egli indossa l’abito della festa, come segno di festeggiamento dell’esito positivo e di rispetto verso il protettore divino che ringrazia.

 

Tecniche e materiali

Alle più diffuse tecniche pittoriche della tempera e dell’olio, su supporti come tela, tavola, lamiera e vetro, si aggiungono quelle della penna e dell’acquerello su carta. A queste si mescola nel secolo XX il collage, ovvero si ritagliano da stampe o immaginette cromolitografate le figure dei Santi e delle Madonne e talvolta i visi delle persone, che si incollano sulla superficie dipinta.

Sono presenti anche ex~votoin metallo fuso, a sbalzo su lamina d’argento, in ceramica modellata e dipinta, intagliati nel legno o nel gesso.

Una tecnica non pittorica usata negli ex~voto è quella del ricamo di motivi floreali, sigle, date, parole e raramente della raffigurazione di un fatto.

Nel secolo XX la fotografia si sovrappone o si sostituisce all’immagine dipinta con la riproduzione obiettiva delle persone graziate, dei luoghi e dello scampato pericolo, come nel caso di incidenti stradali, conferendo maggiore autenticità alla testimonianza.

 

Le sagome

Il maggior investimento da parte del committente nel prodotto ex~voto dipinto si nota non solo dalla quantità e nella qualità dei colori, nel e nell’accuratezza delle forme disegnate, ma anche nel valore del supporto, nelle dimensioni del dipinto, nel modellamento atipico della sagomatura delle tavole e delle cornici particolarmente elaborate.

La cornice sagomata distingue e mette in risalto l’ex~voto dell’offerente tra la moltitudine delle tavolette tagliate nella semplice forma rettangolare e prive di cornice, che sono esposte nel Santuario.

Una particolare soluzione realizzativa consiste nell’applicare sul perimetro della superficie della tavoletta listelli modellati e tinteggiati in modo fantasioso, con lo scopo di fingere la presenza di una vera cornice.

 

Lo stile

Sono compresenti nei Santuari ex~voto in stile colto, ovvero eseguiti da docenti dell’Accademia e da pittori professionisti, e in stile meno elevato definibile “primitivo”, eseguiti da pittori dilettanti o improvvisati.

I primi, in possesso sicuro del disegno e delle tecniche pittoriche, realizzano immagini ben strutturate nella composizione, nelle quali definiscono lo spazio nel rispetto della tridimensionalità (uso della prospettiva), rendono la volumetria delle cose con l’uso coerente del chiaroscuro e costruiscono le figure dimostrando la conoscenza dell’anatomia.

I secondi si avvalgono dei mezzi del linguaggio artistico in modo particolare e limitato, non avendo ricevuto un’istruzione accademica o specifica. Nella maggior parte dei dipinti votivi, eseguiti da questa categoria, si individuano come caratteri stilistici distintivi e costanti: il sintetismo lirico, la semplificazione, la stilizzazione, la visione in superficie o bidimensionale, la soggettività di certe soluzioni prospettiche, il forte accento segnico del disegno, il riferimento allusivo, fantastico e onirico dei colori.

La scelta tra le due categorie di esecutori, e quindi il risultato del prodotto, dipende dalla ricchezza del committente. Tutte le componenti sociali partecipano al fenomeno dell’ex~voto dipinto, dai nobili ai ceti dell’alta borghesia, per finire con gli strati più umili della popolazione.

 

I falsi

In molti casi il retro delle tavolette è trattato con una vernice scura per far sembrare l’ex~voto più vecchio di quanto non sia; allo stesso scopo si possono riscontrare buchi fatti in serie con i chiodi per simulare i tarli. Qualche volta i falsi sono identificati poiché la rappresentazione dei costumi non è coerente con l’epoca indicata sul quadro, oppure perché la tecnica utilizzata risulta essere troppo avanzata rispetto alla data di esecuzione dichiarata sull’opera.

In vendita si possono trovare anche copie di originali dipinte su tavole piuttosto vecchie, che tuttavia tradiscono il falso poiché sono troppo giovani rispetto al periodo di attribuzione dell’ex~voto.

 

I pittori

Alcuni pittori esecutori di ex~voto sono individuabili quanto a personalità artistica, ma restano ancora anonimi; di altri si conosce il nome e il luogo in cui hanno operato, come ad esempio: il lombardo Angelo Ceroni (1861-83), appartenente alla categoria dei pittori colti, e il piemontese Carlo Cenna (1855-85), appartenente alla categoria dei non colti.

La parte preponderante dei dipinti votivi è prodotta da un numero limitato di pittori specializzati. Si può verosimilmente supporre che appartenessero alla categoria artigiana dei tinteggiatori, decoratori, stuccatori e intagliatori. Esistevano anche pittori girovaghi che seguivano nei propri spostamenti il calendario delle grandi solennità celebrate nei Santuari, pronti ad esaurire rapidamente le richieste dei pellegrini. Alla figura del pittore girovago va allineata quella del pittore presente presso il Santuario e operante nel territorio, attivo in un laboratorio o in una bottega. In tempi recenti si nota in alcuni Santuari la presenza di ex~voto disegnati e colorati da un famigliare, parente o amico del devoto graziato in possesso di qualche, se pur minima, capacità realizzativa.

 

I prefabbricati

Allo scopo di diminuire i costi e aumentare le richieste, i pittori specializzati operano in modo che si può definire standardizzato, dipingendo in anticipo sul supporto le figure del Santo protettore e dell’offerente, e talvolta anche la scena, come la camera con il letto dell’ammalato. Con pochi ritocchi e aggiunte i dipinti, esposti al pubblico, si rendono disponibili per tutte le tasche al momento della massima affluenza al Santuario, durante le sagre, le feste e i pellegrinaggi.

Questa soluzione presenta il devoto completamente anonimo e spersonalizzato; aspetto questo ritenuto però poco importante da parte di molti committenti.

Nell’ambito della standardizzazione si può considerare la duplicazione mediante stampa litografica di soggetti ricorrenti, come devoti in preghiera o come ammalati a letto e donne supplicanti, disponibili in botteghe di oggetti sacri a prezzi convenienti per i clienti, che poi possono aggiungere sulla stampa stessa manualmente scritte e colori.

 

Le nuvole

I pittori utilizzano moduli e schemi grafici molto semplici ed evidenti per distinguere e separare la sfera terrena da quella celeste: l’“alto” sovrannaturale e il “basso” mondano.

La nube è uno di questi accorgimenti e convenzioni, può essere al centro a sinistra a destra e in alcuni casi può occupare gran parte del dipinto, è un accorgimento intenzionale e strumentale che permette il raccordo pittorico fra lo spazio celeste e quello terreno, evidenziando però un modello iconografico incentrato sulla divinità, anche quando questa occupa una porzione limitata della scena.

 

L’ex~voto dipinto

Solitamente nell’ex~voto dipinto lo spazio è diviso in due parti distinte e ineguali, l’una dedicata al divino coi personaggi celesti nella zona superiore, l’altra più in basso, comprendente l’umano con l’esposizione del fatto. La presenza della Madonna è predominate nei dipinti votivi più antichi. Via via le si affiancheranno i Santi dispensatori di grazie e intercessori (in alcuni quadri anche quattro o cinque). Accanto all’offerente graziato possono apparire alcuni testimoni con il sacerdote, il medico, l’avvocato, ecc. Le iscrizioni consistono solitamente in sigle votive, date, nome del graziato e del pittore. Talvolta gli ex~voto contengono scritte più ampie, quasi piccole cronache condensate del fatto prodigioso. Il corredo di scritte e sigle costituisce con l’illustrazione figurata una sorta di unità narrativa e descrittiva che definisce una struttura didascalica.

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